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Riporto un articolo che scrissi sul numero di dicembre 2020 della rivista Diagnosi & Terapia, ispirandomi ad un quadro di Giacomo Trecourt. Il 2020 lo ricorderemo come l'anno più disastroso dei secoli XX° e XXI°, un anno dove crollarono molte certezze umane.

PRIMA LA PRUDENZA, DOPO LA SPERANZA

Come avviene per tutte le riviste mensili a dicembre si stampa l’ultimo numero dell’anno. In passato nell’ultimo numero di Diagnosi & Terapia ho sempre preso in esame un quadro che raffigurava la Natività o l’adorazione dei Magi. Oggi siamo alla fine di un anno diverso dagli altri. Da un lato siamo preoccupati, perché potremo ammalarci, ma d’altra parte le nostre preoccupazioni sono rivolte al futuro. E’ giusto pensare all’anno che verrà e per farlo prendo spunto da un quadro di Giacomo Trecourt che mi ha sempre affascinato. Giacomo è figlio di un dirigente arrivato in Lombardia al seguito di Napoleone Bonaparte. Nacque a Bergamo il 22 agosto del 1812 e frequentò la prestigiosa Accademia Carrara. I suoi primi anni come pittore lo spinsero a stringere amicizia con Giovanni Carnovali detto il Piccio. Assieme a Lui, nel 1845, andò a piedi in Francia per ammirare le opere di Eugène Delacroix ed altri esponenti del romanticismo d’oltralpe. Questo fatto ci fa capire come molti pittori dell’ottocento avevano una passione sfrenata per la pittura. Sono artisti culturalmente e tecnicamente preparati e lo sono in modo particolare i due che ho nominato. Uomini molto bravi nel ritrarre la figura e il quadro che ho scelto lo dimostra. Si tratta di un’opera di Giacomo Trecourt che ha per titolo “ritratto di giovinetta.”

 

giacomo trecourt ritratto di giovinetta 3

Giacomo Trecourt
Ritratto di giovinetta, anno 1855, cm. 51 x 36, Museo Civico di Pavia

 

Di questo quadro abbiamo pochissime notizie. Si tratta di una ragazza molto giovane, forse nemmeno diciottenne. Non ha gioielli, non ha il vestito della festa che quasi tutte le donne usavano indossare quando posavano per un ritratto. Sappiamo che il quadro è stato eseguito nel 1855 e la fanciulla, come si può vedere, indossava una semplice camicetta bianca. I capelli sono lunghi e raccolti in una retina. Ai tempi le ragazze che lavoravano o che studiavano non portavano mai i capelli sciolti. Ciò che più colpisce di questo ritratto sono le mani e lo sguardo. La ragazza porta le mani al petto, le stringe e guarda in alto. Mi sembra assistere a questa scena ed ascoltare la modella che parla al pittore. Forse racconta suoi problemi esistenziali. Forse nella sua vita ci sono degli ostacoli che dovrà superare. Vedo in questa romantica immagine una ragazza che spera in un futuro migliore.

Cosa fanno le donne e anche gli uomini negli ultimi giorni dell’anno 2020? Si affidano alla speranza.

Cosa accadrà domani? Non lo sapeva la giovinetta di Trecourt, non lo sappiamo noi e non lo sapremo mai. La molla che spinge avanti l’umanità è la speranza in un futuro migliore. Guardando questa giovane non vediamo aspetti drammatici, niente lacrime, ma domina la calma. Sicuramente nel dicembre 2020 finisce uno dei peggiori anni della nostra esistenza e speriamo in un domani migliore. Tutti noi dobbiamo, come in questo quadro, non lasciarci prendere dall’angoscia ed essere forti. Dovremo affrontare tutto ciò che accadrà con calma e con ragionamenti razionali. Una buona regola che tutti i medici conoscono è affrontare i problemi clinici sempre con un eccesso di prudenza. Se si deve togliere un tumore è meglio asportare di più del necessario. Se si deve combattere una malattia i farmaci vanno usati subito e con dosaggi pieni. Oggi siamo bombardati da ordinanze e disposizioni; non sottovalutiamole. Impariamo ad agire con prudenza e interpretiamo le disposizioni più severamente di quanto ci impongono. Esporre dai balconi lenzuola con scritto “c’è la faremo” è poca cosa se non siamo convinti dell’importanza di un comportamento prudente.

Il futuro di tutti potrà essere migliore se avremo agito con eccessiva prudenza. Dopo potremo accostare le mani al petto, guardare in alto e affidarci alla speranza.

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